Incentivi alle caldaie sotto esame: l’UE contesta il Conto Termico italiano

Incentivi alle caldaie sotto esame: l’UE contesta il Conto Termico italiano


In Italia il blocco degli incentivi per le caldaie a gas autonome non è ancora pienamente efficace. Proprio su questo punto si concentra l’attenzione della Commissione europea, che ha sollevato dubbi sulle agevolazioni ancora riconosciute attraverso il Conto Termico.

Bruxelles ha avviato un confronto formale con il Governo italiano per il mancato rispetto delle disposizioni previste dalla Direttiva EPBD, uno dei capisaldi della strategia europea sulle cosiddette “Case Green”. Secondo la Commissione, nel nostro Paese non esiste ancora un divieto chiaro e totale che escluda gli incentivi alle caldaie a metano stand alone, che l’Unione europea chiedeva di eliminare a partire dal 1° gennaio 2025.

La criticità non riguarda tanto il sistema delle detrazioni fiscali – ambito in cui l’Italia è intervenuta tempestivamente – quanto l’assenza di una norma complessiva che impedisca l’accesso a tutte le forme di contributo ancora disponibili. Questa lacuna normativa, secondo Bruxelles, rende difficile stabilire se lo stop agli incentivi sia davvero completo o solo parziale.


Incentivi e prospettive per il 2026

Detrazioni abolite, ma il Conto Termico resta

Dal 1° gennaio 2025, Ecobonus e Bonus Ristrutturazioni non includono più le caldaie a condensazione non abbinate a sistemi ibridi. Le agevolazioni fiscali sono oggi ammesse solo per impianti integrati con pompe di calore che non utilizzano combustibili fossili. Su questo aspetto il Governo italiano ha già fornito una comunicazione ufficiale alla Commissione europea.

Il nodo, però, riguarda altri strumenti di sostegno ancora operativi, tra cui:

·       il Conto Termico 2.0, in vigore fino all’introduzione del nuovo Conto Termico 3.0;

·       i contributi destinati alla Pubblica Amministrazione per l’installazione di caldaie a condensazione;

·       la mancanza di una regolamentazione unica che elimini ogni residua forma di incentivo, non limitandosi alle sole agevolazioni fiscali.

È su questi elementi che si basa la contestazione europea: secondo la Commissione, l’Italia avrebbe agito solo su una parte del sistema di incentivi, lasciando aperti altri canali di finanziamento.


Rischio procedura d’infrazione

La lettera inviata dalla Commissione europea all’Italia – insieme a Estonia e Ungheria – rappresenta l’avvio formale della procedura per il mancato recepimento della Direttiva EPBD. I tre Paesi dispongono ora di due mesi per fornire chiarimenti e adottare eventuali misure correttive. In assenza di risposte ritenute adeguate, Bruxelles potrebbe procedere con un parere motivato e, in seguito, con il rinvio alla Corte di giustizia dell’Unione europea.


Strategia Case Green: Italia in ritardo

Il richiamo arriva in una fase cruciale per l’attuazione delle politiche europee sull’efficienza energetica degli edifici. Entro la fine del 2025, l’Italia dovrà presentare alla Commissione la bozza del Piano nazionale di ristrutturazione, che definisce il percorso per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei consumi energetici del patrimonio immobiliare. Il documento definitivo dovrà poi essere approvato nel 2026, ma al momento lo schema preliminare non risulta ancora inviato.

Entro il 29 maggio 2026 dovrà inoltre essere completato il recepimento della Direttiva EPBD. Tuttavia, questo passaggio non figura nella legge europea attualmente in discussione, lasciando presagire possibili ulteriori slittamenti.


Quali incentivi resteranno dal 2025 al 2026

Resta aperta la questione su quali forme di sostegno saranno effettivamente disponibili nel biennio 2025-2026, se il Conto Termico 3.0 introdurrà un divieto esplicito per le caldaie tradizionali e come verrà garantita la coerenza tra incentivi fiscali e contributi diretti.

La posizione della Commissione europea è chiara: per essere in linea con la normativa comunitaria, qualsiasi incentivo alle caldaie a metano autonome dovrà essere eliminato o profondamente riformulato. Nei prossimi mesi l’Italia sarà quindi chiamata a riorganizzare in modo organico il proprio sistema di agevolazioni, definendo le basi della futura politica energetica nazionale.


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