In Africa il solare comincia a cambiare lo scenario energetico
In Africa il solare comincia a cambiare lo scenario energetico
Ventuno Paesi del continente hanno registrato livelli mai visti di acquisti di moduli fotovoltaici dalla Cina, con un incremento del 60%.
In Nigeria – principale produttore di petrolio africano – sta emergendo una nuova rivoluzione energetica: anche gli edifici governativi, compresa la residenza del presidente, stanno passando all’energia generata dal sole per garantire continuità alla fornitura elettrica. Alla periferia di Lagos, due ettari di impianti fotovoltaici sostengono l’area istituzionale della città. Si tratta di un’iniziativa sostenuta dalla Banca Mondiale per contrastare il problema storico dell’instabilità elettrica che affligge gran parte del continente.
Nonostante l’abbondanza di petrolio, la Nigeria continua infatti a soffrire per la scarsa qualità delle infrastrutture e per una rete elettrica estremamente fragile, che la rende incapace di sfruttare appieno le proprie risorse fossili. Le piccole reti autonome alimentate da pannelli e batterie, invece, riescono a fornire energia a uffici e complessi pubblici utilizzati da migliaia di persone, e stanno spuntando in molti altri Paesi africani. Questa crescita segue una dinamica già vista lungo la “cintura del sole” del pianeta, dove il costo ridotto dei pannelli cinesi ha favorito una diffusione rapidissima del fotovoltaico.
Una presenza ancora limitata a livello mondiale
Il tema è stato centrale durante l’Africa Climate Summit, tenutosi a ridosso della Cop30 delle Nazioni Unite, che aprirà a breve in Brasile.
Il solare non è estraneo al continente: da più di vent’anni sostiene scuole e strutture sanitarie nelle zone rurali, illumina le strade, alimenta sistemi di pompaggio dell’acqua e piccole reti locali. Eppure, nonostante il potenziale fra i più alti al mondo, l’Africa è rimasta indietro rispetto alla rapida espansione della tecnologia solare in Asia ed Europa.
Nel 2023 solo il 4% della produzione mondiale di energia solare proveniva dall’Africa e, secondo l’International Energy Agency, il Belgio possedeva più capacità fotovoltaica dell’intero continente. Soltanto Sudafrica ed Egitto dispongono oggi di impianti che misurano la propria potenza in gigawatt.
Esplosione delle importazioni dalla Cina
La situazione, tuttavia, sembra sul punto di cambiare. Negli ultimi dodici mesi, venti Paesi africani hanno aumentato le importazioni di pannelli cinesi del 60%, passando dai 9 GW del 2024 ai 15 GW solo nella prima metà del 2025, con un aumento triplo degli acquisti da parte delle nazioni fuori dal Sudafrica.
Tra i casi più sorprendenti figura la Sierra Leone: i pannelli importati nell’ultimo anno basterebbero, una volta installati, a produrre energia pari al 61% dell’intera produzione elettrica del 2023. Un risultato che potrebbe trasformare in modo significativo l’accesso alla corrente per la popolazione.
Al summit è stato evidenziato soprattutto il vantaggio economico: l’acquisto di pannelli riduce la dipendenza dal carburante e il risparmio sul gasolio permette di recuperare il costo di un impianto in circa sei mesi in Nigeria, e ancor meno altrove. In nove dei dieci maggiori importatori, il valore dell’acquisto di petrolio raffinato supera ampiamente quello dei pannelli solari.
L’energia resta un’urgenza primaria
Nonostante i progressi, le sfide rimangono enormi: circa 600 milioni di africani non dispongono di elettricità e un miliardo di persone cucina ancora con legna o combustibili altamente inquinanti. Donne e bambini risultano i più esposti ai fumi, spesso causa di gravi danni alla salute.
“Le rinnovabili rappresentano la più grande occasione per l’Africa, oltre che una necessità immediata”, afferma Melaku Yirga, responsabile regionale per l’Africa di Mercy Corps. L’energia solare sostiene l’irrigazione, la conservazione degli alimenti, i sistemi di allerta per i disastri naturali, la sanità e molte fonti di reddito.
Tuttavia, nonostante l’aumento degli investimenti privati, manca ancora un supporto pubblico forte e sistematico. La riduzione degli aiuti da parte dei Paesi più ricchi preoccupa molto i governi africani, già gravati da un debito crescente, dalle conseguenze della pandemia e dall’aumento dei tassi d’interesse.
Come conclude Yirga: “L’Africa ha grandi ambizioni sulle energie pulite, ma senza finanziamenti internazionali più consistenti e politiche di incentivo adeguate, gli obiettivi di adattamento climatico saranno difficili da raggiungere”.
Ufficio Comunicazione Studio Energy Verona
Contatta gli specialisti per gli impianti fotovoltaici e le Comunità Energetiche a Verona