Europa, cala il gas dai gasdotti. Crescono le importazioni di GNL e si chiude l’era del transito russo
Europa, cala il gas dai gasdotti. Crescono le importazioni di GNL e si chiude l’era del transito russo
Nel primo semestre del 2025 le importazioni europee di gas hanno registrato un calo del 9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A incidere in modo decisivo è stata la sospensione, dal 1° gennaio, del passaggio di gas russo attraverso l’Ucraina: una rotta che nel 2024 aveva garantito circa 15 miliardi di metri cubi di metano.
Lo segnala lo EU Gas Flows Tracker dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), evidenziando come la diminuzione sia stata compensata solo in parte dal maggiore ricorso al gas naturale liquefatto (GNL), le cui importazioni sono cresciute del 22%. Nel complesso, la somma tra gas via tubo e GNL mostra un incremento contenuto, pari al +3,4% sul 2024, ma ancora in lieve flessione (-0,6%) rispetto al 2023.
La quota di gas trasportato tramite gasdotto è così scesa al 52% del totale, contro il 77% di quattro anni fa: un segnale chiaro della progressiva perdita di peso delle infrastrutture tradizionali a vantaggio del trasporto marittimo, e di una crescente esposizione dell’Unione europea alla volatilità dei mercati globali dell’energia.
Forniture sempre più diversificate
La riduzione delle consegne via tubo ha modificato in modo significativo i flussi interni. Paesi come la Slovacchia sono passati da importatori a esportatori verso l’Ucraina, mentre i trasferimenti dal Belgio verso Germania e Paesi Bassi sono aumentati del 60%.
Secondo l’IEEFA, questa riconfigurazione dei flussi mostra la capacità delle infrastrutture europee — progettate originariamente per ricevere gas russo — di adattarsi a nuovi scenari geopolitici.
Oggi la Norvegia resta il principale fornitore via tubo (55% del totale), seguita da Algeria (19%) e Russia tramite la Turchia (10%). Proprio l’aumento del gas russo arrivato per questa via rappresenta un paradosso rispetto agli obiettivi di indipendenza energetica dell’Ue.
L’Italia, nel frattempo, ha rafforzato la collaborazione con l’Algeria e ampliato la capacità di rigassificazione con nuovi terminali GNL. Una strategia che garantisce sicurezza a breve termine ma che, nel medio periodo, potrebbe generare il rischio di infrastrutture sovradimensionate e poco utilizzate, con costi destinati alla collettività.
“Anche piccoli incrementi nelle importazioni dovrebbero essere un segnale d’allarme per i Paesi che non stanno avanzando abbastanza su efficienza energetica e rinnovabili”, osserva Ana Maria Jaller-Makarewicz, analista IEEFA per l’Europa.
Domanda in crescita ma su basi fragili
Nel primo semestre del 2025 i consumi di gas dell’Ue sono aumentati del 4% su base annua, pur restando inferiori del 21% rispetto ai livelli del 2021.
L’inverno rigido e la minore produzione da fonti rinnovabili — soprattutto eolico e idroelettrico — hanno spinto verso un maggiore impiego delle centrali a gas. Secondo Eurostat, nel primo trimestre 2025 le rinnovabili hanno coperto il 42,5% della produzione elettrica netta, contro il 46,8% dell’anno precedente.
Ciononostante, l’IEEFA prevede un trend di lungo periodo orientato al ribasso: l’attuazione integrale del REPowerEU e dell’Action Plan for Affordable Energy potrebbe ridurre fino a 100 miliardi di metri cubi di consumi entro il 2030, pari a un taglio del 25% delle importazioni.
L’offensiva politica: addio accelerato al gas russo
La questione energetica resta profondamente politica. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato l’intenzione di anticipare l’uscita dalle forniture russe.
“La macchina di guerra della Russia è alimentata dai proventi dei combustibili fossili”, ha dichiarato. “Per questo proporremo di accelerare la fine delle importazioni di energia da Mosca”.
Il nuovo pacchetto di sanzioni — il diciannovesimo — interesserà energia, finanza e criptovalute. Sul fronte del gas, Bruxelles intende vietare le importazioni russe già dal 1° gennaio 2026, estendendo poi il divieto anche ai contratti di lungo periodo entro la fine del 2027.
Alcune deroghe saranno previste per Paesi fortemente dipendenti, come Ungheria e Slovacchia, ma la linea generale è chiara: rafforzare l’autonomia energetica europea anche a costo di tensioni interne.
Il declino dei giacimenti e la vulnerabilità strutturale
A complicare il quadro interviene anche il progressivo declino della produzione dei giacimenti di gas, analizzato nel recente rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), The Implications of Oil and Gas Field Decline Rates.
Secondo l’Agenzia, la produzione dei giacimenti convenzionali diminuisce in media del 6,8% all’anno dopo il picco, con punte vicine al 10% in Europa.
Il direttore esecutivo Fatih Birol avverte che “i tassi di declino sono il vero punto cieco del dibattito sugli investimenti energetici: il settore deve correre molto più veloce solo per restare fermo”.
Senza nuovi investimenti, la produzione globale di gas potrebbe ridursi di 270 miliardi di metri cubi all’anno, equivalente all’intera produzione del continente africano. Questo fenomeno, pur favorendo indirettamente le rinnovabili, aumenterebbe la fragilità dell’offerta europea, rendendo l’Ue più esposta alle importazioni proprio mentre cerca di ridurne la dipendenza.
La sfida decisiva: ridurre la domanda
La diminuzione del gas via tubo nel 2025 segna un passaggio epocale: meno gas russo, più GNL e maggiore dipendenza dai mercati internazionali. Le infrastrutture europee hanno finora retto, ma il modello resta fragile.
Per l’IEEFA, il punto cruciale non è sostituire le fonti, ma ridurre i consumi complessivi: “Solo tagliando la domanda, e non aumentando le importazioni, si può migliorare la sicurezza energetica dell’Ue”.
Nel caso italiano, l’espansione dei terminali GNL e dei contratti con l’Algeria garantisce continuità, ma rischia di creare nel futuro prossimo strutture inutilizzate e costose.
Come sottolinea Jaller-Makarewicz, “accelerare lo sviluppo di solare, eolico e pompe di calore, insieme a una modernizzazione rapida delle reti, rafforzerà la sicurezza energetica e proteggerà i cittadini dalla volatilità dei prezzi del gas”.
La partita, in definitiva, si gioca non sulle nuove infrastrutture fossili, ma sulla capacità dell’Europa di elettrificare i consumi, aumentare l’efficienza e puntare con decisione sulle rinnovabili.
Ufficio Comunicazione Studio Energy Verona
Contatta gli specialisti per gli impianti fotovoltaici e le Comunità Energetiche a Verona