Emissioni globali in aumento nella prima metà del 2025

Emissioni globali in aumento nella prima metà del 2025
Il calo delle emissioni in Cina non è stato sufficiente a bilanciare l’incremento registrato negli Stati Uniti. L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 13 rimane fuori rotta e l’Agenda 2030 appare sempre più compromessa.
Nei primi sei mesi del 2025 le emissioni mondiali di gas serra hanno segnato una nuova crescita, evidenziando una fase di stallo negli sforzi contro la crisi climatica, nonostante i risultati positivi in alcune regioni del mondo.
Secondo l’analisi di Climate TRACE, tra gennaio e giugno sono state immesse in atmosfera 30,99 miliardi di tonnellate di CO₂ equivalente, con un incremento dello 0,13% rispetto allo stesso periodo del 2024.
A determinare la crescita è stato soprattutto il comparto dei combustibili fossili, che ha registrato un rialzo dell’1,5% (pari a 77,65 milioni di tonnellate). L’unico settore in calo è quello elettrico, che ha ridotto le emissioni dello 0,8%, grazie ai progressi di Cina e India.
Stati Uniti e Cina su percorsi opposti
Gli Stati Uniti sono stati il principale motore della crescita delle emissioni: da soli hanno contribuito a più della metà dell’aumento globale, con 48,57 milioni di tonnellate in più (+1,43%).
La Cina, al contrario, ha registrato la riduzione più consistente, con 45,37 milioni di tonnellate in meno (-0,51%).
Anche Messico (-1,71%) e Australia (-1,51%) hanno mostrato miglioramenti, mentre India (+0,21%), Unione Europea (+0,15%), Indonesia (+0,39%) e Brasile (+1,24%) hanno visto crescere le loro emissioni.
Il risultato complessivo rivela un andamento sbilanciato: i tagli effettuati in Cina non hanno compensato l’aumento statunitense, confermando la centralità delle due maggiori economie globali.
Dal punto di vista settoriale, la crescita delle fonti fossili in Nord America ha controbilanciato i progressi dell’Asia, dove lo
sviluppo di eolico e solare ha favorito una riduzione nel settore elettrico.
Giugno 2025 e le differenze tra i settori
Nel solo mese di giugno, le emissioni mondiali hanno raggiunto 5,12 miliardi di tonnellate di CO₂e, con un incremento dello 0,29% rispetto a giugno 2024. Il metano ha avuto una crescita ancora più marcata, pari allo 0,49%, arrivando a 34,82 milioni di tonnellate.
Le emissioni sono salite in combustibili fossili, trasporti e industria manifatturiera, mentre il comparto elettrico ha continuato a diminuire (-0,56%).
Le metropoli più inquinanti restano Shanghai, Tokyo e New York, seguite da Houston e Los Angeles.
Questi dati mostrano come gli investimenti nelle rinnovabili e l’innovazione tecnologica non siano ancora sufficienti a bilanciare l’impatto dei settori più inquinanti, soprattutto estrattivo e industriale. L’andamento globale resta fragile, con variazioni limitate nei consumi fossili dei grandi Paesi capaci di modificare l’intero quadro.
L’SDG 13 ancora lontano
Il Rapporto sullo sviluppo sostenibile 2025 conferma che l’Obiettivo 13, dedicato all’azione climatica, è tra i più distanti dal raggiungimento.
Nessuno dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 è pienamente in linea con le scadenze, e meno del 20% dei traguardi globali segue la giusta traiettoria.
La situazione rimane critica anche in Europa: pur guidando la classifica generale, i Paesi europei mostrano arretramenti su clima e biodiversità.
Il mancato allineamento all’SDG 13 è legato anche ai limiti della finanza internazionale: secondo il rapporto, metà della popolazione mondiale vive in Stati che non dispongono delle risorse fiscali necessarie per sostenere la transizione ecologica.
Alla conferenza ONU di Siviglia sul Finanziamento allo sviluppo (FfD4), svoltasi nel luglio 2025, uno dei temi centrali è stato proprio la riforma della finanza globale, con l’obiettivo di mobilitare più capitali verso i Paesi in via di sviluppo.
Prospettive a breve e medio termine
I dati della prima metà del 2025 mostrano un sostanziale immobilismo: i progressi di alcuni Paesi vengono annullati dagli aumenti di altri, lasciando il bilancio globale quasi invariato.
Il ruolo degli Stati Uniti guidati da Donald Trump appare particolarmente rilevante: oltre alla crescita delle emissioni, pesa la decisione del governo di ritirarsi dall’Accordo di Parigi e dall’Agenda 2030, in netto contrasto con il multilateralismo promosso dalle Nazioni Unite.
Se le attuali dinamiche dovessero proseguire, il 2025 si chiuderà con emissioni leggermente più alte rispetto al 2024, vanificando i progressi ottenuti in Asia e Oceania.
La distanza tra promesse e realtà rimane il problema principale: pur avendo quasi 190 Paesi presentato strategie nazionali di sviluppo sostenibile, le politiche messe in campo non bastano a invertire la tendenza entro il 2030.
Senza un intervento rapido e coordinato a livello globale – scenario oggi difficile da immaginare visto il peso degli USA – l’aumento delle emissioni rischia di accentuarsi, compromettendo ulteriormente gli sforzi internazionali e rinviando azioni decisive a un futuro sempre più incerto.
Ufficio Comunicazione Studio Energy Verona
Contatta gli specialisti per gli impianti fotovoltaici e le Comunità Energetiche a Verona