Cop29 al rush finale

Cop29 al rush finale


La fase finale della COP29, in corso a Baku, sta ruotando attorno a una proposta cruciale sulla finanza climatica, che stabilisce due nuovi obiettivi finanziari distinti. Il primo obiettivo riguarda una cifra obbligatoria di 250 miliardi di dollari all'anno, da raggiungere entro il 2035, mentre il secondo obiettivo, meno vincolante, punta a una soglia di 1.300 miliardi di dollari all'anno. Quest'ultima cifra risponde alle richieste dei paesi in via di sviluppo, ma viene indicata solo come un traguardo da aspirare piuttosto che un obbligo.

Gli elementi chiave dell'accordo:

  • 250 miliardi $ l'anno (Art. 8): Obiettivo obbligatorio che coinvolge tutti i paesi, ma con i paesi sviluppati che devono "guidare" lo sforzo.
  • 1.300 miliardi $ l'anno (Art. 7): Obiettivo non vincolante, che coinvolge sia paesi sviluppati che in via di sviluppo, incluse fonti private come le banche.

L'articolo 10 conferma che i paesi in via di sviluppo continueranno a beneficiare di finanziamenti, ma per la prima volta è stato implicato che anche questi paesi dovranno contribuire, in una forma meno obbligatoria.

Le reazioni:

  • Paesi in via di sviluppo: forti critiche arrivano dal Gruppo dei paesi africani e dall'Alleanza dei piccoli stati insulari (AOSIS), che trovano la cifra dei 250 miliardi troppo bassa e contestano l'allargamento della responsabilità a tutti i paesi.
  • Società civile e osservatori: gruppi come Climate Action Network e WWF definiscono la proposta debole e inadeguata, chiedendo un impegno più forte verso sovvenzioni, fondi per l'adattamento e compensazioni per perdite e danni (Loss & Damage).

Problemi aperti:

  • La proposta è criticata per la mancanza di chiarezza su prestiti vs. sovvenzioni, con il Sud globale che preferirebbe sovvenzioni, mentre i paesi ricchi insistono su forme di finanziamento diversificate.
  • La necessità di un equilibrio tra finanziamenti per mitigazione e adattamento rimane non risolta, mentre l'inclusione dei Loss & Damage sembra essere stata messa in secondo piano.

In sintesi, mentre l'accordo rappresenta un tentativo di compromesso tra le esigenze di Nord e Sud globali, le divisioni restano profonde, e l'esito finale è incerto.     


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